Quando la salute non è importante per tutti

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Non sembra passato solo un anno dalla fine della pandemia. Forse per le restrizioni che sono state imposte a tutto il mondo per due anni, psicologicamente abbiamo cercato tutti di superare lo choc che il virus ha imposto alle nostre vite. Quei due anni di fermo per tutti, il lutto di chi ha persone care, le conseguenze per i fragili che sono rimasti indietro nelle cure. Senza contare l’aggravarsi dei disturbi psichici che sono diventati quasi un malessere diffuso. 

Abbiamo assistito a dibattiti sulla qualità dell’assistenza sanitaria, sulla possibilità di accedervi per tutti, soprattutto chi non può permettersi cure private. È il segno misurabile quest’ultimo del livello di sviluppo di una comunità. Abbiamo assistito a tante promesse – spesso a vuoto – da parte dei politici. Poi l’indicatore della spesa sanitaria racconta la verità: dopo l’emergenza è scesa e a tendere si riparlerà presto di tagli alla sanità. Che beninteso sarebbe meglio fosse sostenibile. Quindi capace di concorrere a garantire una vita sana e promuovere il benessere dei cittadini. Una buona sanità garantisce – a tendere – una migliore aspettativa di vita, perché incide sulla riduzione di alcune delle cause di morte più comuni, specie infantile e materna. Ci sono tanti fattori che partecipano alla salute pubblica: acqua pulita, igiene, prevenzione. Dalla malaria al Covid, passando per l’HIV/AIDS. Vecchie e nuove malattie incidono sulla salute infantile, sulla mortalità materna e il sistema sanitario deve farci fronte. Perché non possiamo pensare solo alla realtà occidentale e non ai problemi del Pianeta.

Per questo il terzo obiettivo degli SDG’s si è posto ben 9 traguardi principali e alcuni secondari – non meno importanti – che divengono strategici per parlare di futuro. Che non è solo umano, ma globale. Tutti sia ben inteso a scadenza 2030: ridurre il tasso di mortalità materna globale; porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria e malattie tropicali trascurate; combattere l’epatite, le malattie di origine idrica e le altre malattie trasmissibili, o da sostanze chimiche pericolose o inquinamento. Lo strumento è per tutte questi goals il rafforzamento delle politiche di prevenzione. Anche contro l’abuso di sostanze (stupefacenti, alcool, tabacco), come nel dimezzamento del numero globale di morti e feriti a seguito di incidenti stradali (qui entro il 2020). 

L’ultima grande lezione impartiteci dalla pandemia – quella della necessaria distribuzione dei vaccini – ha rafforzato per certi versi una battaglia dimenticata che abbiamo combattuto negli Anni ’80 quella contro la peste di quelli anni – l’AIDS appunto – e tra chi ha lottato maggiormente all’epoca c’era il leader Sudafricano Nelson Mandela che chiedeva a gran voce: “Date ai bambini l’amore, le risate e le pace, non l’AIDS.” Ricordarlo e non dimenticare troppo in fretta la lezione del Covid ci deve portare a sostenere maggiormente la ricerca e non solo per i Paesi in via di sviluppo. Il Coronavirus ci ha ricordato quanto le disgrazie siano democratiche.

Angela Oliva

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