GDO(eS): la grande distribuzione deve scegliere la sostenibilità

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La salute, l’ambiente introdotti come limiti nell’art.41 della Costituzione della Repubblica, solo pochi giorni fa, definiscono ulteriormente l’orizzonte di quei fini che secondo la nostra Carta – non sono più solo sociali, ma anche ambientali – devono orientare le attività economiche e quindi ogni sorta di attività economia. La modifica poi dell’art.9 con l’indicazione dell’interesse delle future generazioni, impone a chi fa business nel nostro Paese di migliorare la propria efficienza preoccupandosi del proprio impatto in termini di consumi. Senza esplodere qui quanto l’efficientamento oggi sia essenziale con l’esplosione della questione “caro bollette” nell’ immediato ed  energetica in generale, così come l’ha imposta la transizione ecologica. 

Il consumatore vede di buon occhio chi si impegna riducendo le emissioni, chi fa attenzione a plastica e gestione dei rifiuti in generale, al km 0 anche nella grande distribuzione, se necessario pagando un po’ di più. Tutte queste questioni si sono intrecciate e spingono il consumatore a scegliere dove comprare, e sempre più spesso a preferire chi sposa attività per il contrasto ai cambiamenti climatici. Le abitudini di acquisto di questa prima porzione di XXI secolo hanno mostrato chiaramente come i consumatori siano fortemente orientati a preferire la grande distribuzione organizzata (GDO) – perché permette quelle economie di scala tali da trasformarsi sul bancone in un forte sconto, sempre interessante in tempi di crisi – ma non solo. Ormai alcune catene fisiche hanno fidelizzato il cliente non con le semplici “offerte”, ma con una serie di programmi di loyalty che ne sposano gusti e tendenze. Senza parlare poi del boom di quella che potremmo definire la GDO online: in una parola Amazon

Il passaggio al digitale a cui ci ha costretti la pandemia, basti a due cose: la spesa online perché non era sicuro uscire ed entrare in contatto con altre persone; e i flyer che non arrivano più nella cassetta delle lettere in massa come un tempo. Quest’ultimi si sono trasformati in newsletters a cui il consumatore si è iscritto volentieri in cambio di quei citati programmi di loyalty customizzati: gli amati e famigerati programmi di sconti o raccolta punti sono una leva indispensabile di marketing. Tornare a casa con la spesa e dover smaltire gli imballi irrita il consumatore, che anche solo per questo è propenso a spendere più per prodotti sostenibili, packaging a basso impatto, filiera corta. Senza contare quei luoghi della GDO che stanno cambiando il loro aspetto con interventi di efficientamento energetico del punto vendita e di presenza del verde.

Insomma, il consumatore vuole un supermercato verde dove fare la spesa, di qualità. La GDO fisica è pronta? Potrebbe essere un’occasione per recuperare terreno sui giganti dell’e-commerce. 

Angela Oliva

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