
Il mondo dei media è stato sconvolto dall’avvento dei social: la velocità di diffusione di qualunque tipo di (dis)informazione ha proiettato il mondo in un’altra dimensione, radicalmente diversa dall’era pre-Facebook. In questo periodo antecedente, gli spazi comunicativi erano tipicamente fisici, perciò limitati (stampa, televisione e convegni): ciò richiedeva una cernita di fatti e persone da coinvolgere. Tutto ciò NON era garanzia assoluta di qualità, ma la probabilità che i canali comunicativi dessero spazio a gente a dir poco inadeguata era sicuramente più limitata.
Oggi la libertà di comunicazione (forse dovremmo chiamarla libertinaggio) permette a chiunque di ergersi sul pulpito virtuale e diffondere qualunque corbelleria gli venga in mente, perché il controllo di comunicazione è piuttosto blando, accompagnato dalla sempre più attuale domanda: chi controlla il controllore? Insisto su questo punto e faccio un esempio. Per tutta una serie di ragioni è stato bloccato il profilo dell’ex presidente USA Trump: bene, perché però ci sono ancora tanti profili iperattivi che inneggiano alla sanguinosa invasione russa dell’Ucraina?
Il filosofo Umberto Eco mentre riceveva una laura honoris causa disse una frase rimasta negli annali e purtroppo crudamente vera: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli.” Se a tutto ciò ci aggiungiamo che per questi personaggini molto numerosi basta leggere un paio di definizioni su Google o su Wikipedia per sentirsi in grado di disquisire davvero come dei premi Nobel o come dei capitani d’azienda, la frittata è fatta.
I danni dovuti a questo cambiamento sociologico lo si vede anche nel mondo della politica (non solo in Italia), dove una messe di personaggi inadeguati sta occupando indegnamente gli scranni parlamentari e ministeriali: disoccupati che disquisiscono in varie commissioni parlamentari di argomenti completamente sconosciuti, ministri che in precedenza non avevano nemmeno gestito la pulizia di casa propria, ecc. Ovviamente questi vincitori della lotteria delle elezioni politiche non si sono eletti da soli, ma una fetta enorme di popolazione si è sentita ben rappresentata da questi ignoti passanti: questi elettori hanno inneggiato alla democrazia, basandosi solo su vuoti slogan e su programmi solo accennati e basati appunto su una manciata di nozioni trovate on line (oppure sul consenso del proprio meccanico o dell’idraulico: lo ha chiaramente detto un leader politico tornato ultimamente sulla cresta dell’onda…)
Tutto ciò è però dovuto anche alla pigrizia dei cittadini che frena la ricerca e l’approfondimento delle informazioni: parliamo ad es. di un argomento attuale e divisivo come un termovalorizzatore. Prima di decidere se sia o meno la soluzione adeguata alla (mala)gestione dei rifiuti romani, quanta gente prova a capire quale sia la differenza tra questo e un inceneritore, come impropriamente e capziosamente viene chiamato dai suoi detrattori? Non mi aspetto che diventiamo tutti ingegneri ambientali, ma che almeno proviamo ad ascoltare questi ultimi per sapere di cosa si parli, o no?
Dobbiamo lavorare per una azione maieutica orizzontale e verticale: dobbiamo essere tutti un po’ socratici (“so di non sapere”: ne ho parlato in precedenza in un altro articolo) e con questa consapevolezza provare a costruire le nostre opinioni approfondendo verticalmente le informazioni ricevute e la loro veridicità. Ciò ci aiuta anche ad accrescere i nostri saperi e a non dimenticarli dopo pochi secondi: la memoria del criceto non aiuta ad essere consapevoli delle bugie che ci sono state propinate, invece approfondire le tematiche di cui si sente parlare, soprattutto in ambito politico ed economico, ci aiuta a misurare i relatori coinvolti.
Saremo noi in grado di ritornare a questi processi conoscitivi, oppure le nostre sinapsi le faremo scattare solo durante le notti di plenilunio, permettendo ai nostri neuroni di riposare serenamente nell’ignoranza durante tutto il resto del mese lunare?
Gerardo Altieri