Fra pensieri e sogni all’alba degli anni ’30
Ne abbiamo viste di cose negli ultimi anni. Per la prima volta nella storia moderna l’uomo, inteso come genere umano, ha deciso di chiudersi in casa per fronteggiare il Covid. Attenzione: non si tratta unicamente di una misura forte per contrastare la diffusione del virus prima dei vaccini, ma di un vero e proprio movimento (a)sociale che ha legato culture, popoli, religioni e continenti diversi.
Il Lockdown è stata probabilmente l’azione che più di tutti ha accomunato persone diverse e mondi diversi. Una azione condivisa a livello mondiale.
Ora ci sembra passata una vita perché nel frattempo sono successe mille altre cose dopo il lockdown, il più grande stop di sempre. Aldilà delle festività che ogni nazione celebra per conto proprio, il lockdown è stato un momento in cui, indistintamente, si sono fermati tutti, ma proprio tutti. Potrebbe essere visto come uno stato di influenza del genere umano. O un momento che emotivamente ci serviva per fermarci un attimo a riflettere. Una specie di intelligenza collettiva ci ha detto “fermiamoci tutti”, c’è un puzzle sotto i nostri occhi che va rimontato daccapo. Ed è stato grazie al lockdown che l’essere umano ha cominciato a mettere insieme tutti i pezzi di questo puzzle.
Il primo pezzettino è stato sicuramente lo tsunami del 2004 nell’Oceano Indiano che ha provocato oltre 200.000 morti. Per la prima volta le nuove generazioni hanno scoperto la potenza della natura. Il terremoto è stato provocato da cause assolutamente naturali, ma il pensiero comune è stato lo stesso: “che succede se attraverso le azioni dell’uomo andiamo a modificare l’equilibrio della Terra? Che succede se quelle previsioni, di cui tutti parlano, dovessero avverarsi sul serio?”
Il secondo pezzo del Puzzle è la grande disillusione che si disegna nel volto di tanti americani quando Barack Obama lascia la presidenza degli Stati Uniti d’America. Nessuno dei suoi successori è stato amato abbastanza. Eppure con Obama, Premio Nobel per la Pace, per una ragione o per l’altra l’America è rimasta invischiata in più di un conflitto. Gli americani nutrivano grandi aspettative in Obama, che sono rimaste solo tali. In qualche modo, Barack ci ha insegnato che siamo veramente tutti uguali: non è che perché sei il primo Presidente di colore allora hai i superpoteri. La politica adottata dagli Stati Uniti in tema terrorismo, e questo va aldilà di Obama, ha portato tutto l’Occidente ad essere meno “credibile” agli occhi del mondo intero. Vergognosa è stata la manovra in Iraq: erano convinti, gli americani, che ci fossero armi chimiche laggiù e che il mondo dovesse finire grazie a Saddam. Cazzata atomica. L’altro pezzo del puzzle è sicuramente la consapevolezza che stiamo distruggendo il pianeta attraverso un uso improprio e poco ragionato di tutte le risorse.
La cosa assurda è che questa consapevolezza si diffonde proprio in Europa che è uno di quei continenti che più di tutti “consuma” risorse grazie a una popolazione ricca ma sempre più indebitata.
La cultura green non è affatto sviluppata in posti dove in questo esatto momento ci sono bambini che vivono sfruttati in una condizione di povertà che nemmeno immaginiamo. Strano, no? Solitamente la consapevolezza viene sempre prima da chi certe tematiche le soffre… Ma se non hai neanche gli strumenti per capire la tua stessa condizione di sofferenza? Come fai?
Viviamo in un mondo dove ci sono poche persone ricche e tante persone povere.
Il Lockdown ci ha fatto capire anche tante cose delle nostre relazioni, di chi contava davvero e di chi invece doveva essere lasciato andar via per sempre.
Con il lockdown abbiamo riscoperto il piacere di inventarci qualcosa da fare in casa, salvo poi accorgerci che ci mancava tremendamente il fuori.
Fra i tanti pezzi del puzzle c’è stato anche un indomito Giuseppe Conte, all’epoca Presidente del Consiglio, che sulla possibilità di avere dei fondi dall’Europa aveva cominciato una vera e propria guerra diplomatica con l’Europa stessa. Sarà stato anche questo a far saltare l’Ex Presidente, succeduto poi dall’Ex Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi?
L’Italia, dicevano, sta facendo il lockdown più duro. Eppure, l’estate del 2020 è stata la più sicura mai registrata dall’inizio del Covid, con una riduzione dei casi incredibile.
Il Lockdown ci è servito per capire, scoprire, cambiare per sempre.
E ora che la vita ha ripreso a muoversi freneticamente, sembra quasi non ci sia più il tempo per pensare alle cose più profonde.
L’ultimo, incredibile pezzo di questo pazzo puzzle, è proprio la guerra in Ucraina.
Il mondo intero è contro ogni forma di conflitto. La gente qualunque sa che la guerra non è più una soluzione e da Nord a Sud del mondo tutti sono accomunati da questo sentimento. Tutti, tranne i governi sopra le nostre teste? C’è sempre una giustificazione, un alibi, una ragione per cominciare un conflitto. Il mondo intero, però, sa perfettamente che non è così.
L’ultimo pezzo di puzzle, ci suggerisce che ogni conflitto viene portato avanti per interesse, non per gli ideali. L’ultimo pezzo del puzzle ci suggerisce che avremmo bisogno di fermarci ancora per respirare e capire che cosa davvero si può migliorare, se non addirittura cambiare. L’ultimo pezzo del puzzle siamo noi, che viviamo questi giorni e questi anni così pieni di eventi e di emotività.
Sono finiti i tempi della stabilità emotiva degli anni ’80, anni duri ma di cui tutti hanno ancora bisogno. Anni splendidamente raccontati nella seria tv “Stranger Things” o “Chernobyl”
Sono terminati gli anni ’90, così ruggenti, spensierati, spietati come “Trainspotting” di Danny Boyle.
Sono terminate le minacce terroristiche degli anni ‘2000, le Torri Gemelle, la guerra in Iraq. I grandi documentari di Michael Moore fanno ancora scuola e sono ancora illuminanti.
Sono terminati gli anni ’10 di questo nuovo secolo. Un nuovo decennio si affaccia alle porte. Un decennio che nasce già sotto il segno della rivoluzionaria vittoria dell’Argentina di Leo Messi ai Mondiali di Calcio più discussi della storia.
Ricordiamolo: oltre 6.000 operai hanno perso la vita per la costruzione degli stadi in Qatar.
Il puzzle è finito: questo è il tempo della certezza assoluta che dobbiamo cambiare le cose, ma non sappiamo ancora come fare. Sappiamo, però, che dobbiamo assolutamente farcela.
Dobbiamo.
Assolutamente.
Farcela.
Possiamo farcela.
Il cinema può sempre fornirci qualche soluzione.
Marco Cassini