Speculazione: un male necessario?

0
126

Non soltanto una questione di etica

Da che mondo e mondo, l’avidità è sempre stata una costante delle relazioni umane: tutte le religioni la condannano come un peccato gravissimo, ma essa imperterrita continua a essere presente nella nostra quotidianità. Una delle conseguenze della cupidigia è la speculazione: il trarre cioè profitto da operazioni commerciali legalmente lecite, ma che comportano una perdita o un aggravio di costi per la controparte.

Di indole sono una persona ottimista e positiva, ma su questo tema ho delle perplessità: per gestire la speculazione non possiamo contare solo su un’azione maieutica e sulla leva della nostra sensibilità morale. Il mercato globale non permette di contare solo sui due elementi citati, perché il melting pot di culture che governa le relazioni umane non dà lo stesso peso morale a fatti e comportamenti relativi, quindi c’è bisogno di regole chiare, precise, oggettive e di efficace applicazione. IL WTO (World Trade Organization) e tutti gli enti simili ad esso servono a quello, ma non basta, dato che gli output dei vari summit sono il risultato di una mediazione tra stati (ripeto, non tutti con la stessa sensibilità alle varie tematiche economiche e finanziarie).

Il vero limite alle speculazioni senza limiti, come quella che abbiamo vissuto in Italia sui materiali edilizi al lancio del famigerato 110%, oppure quella che stiamo vivendo in UE relativa al prezzo dei combustibili fossili, è un confronto NON alla pari tra chi rappresenta la domanda e chi rappresenta l’offerta. Cosa intendo dire? Spesso i produttori e i distributori di materiali e di informazioni hanno un vantaggio competitivo in termini di knowledge rispetto ai clienti (intermedi o finali che siano), per questo nelle diatribe legali questi ultimi spesso vengono considerati la parte debole.

Anche le speculazioni fatte dalle nazioni spesso comportano vantaggi (sì legali, ma moralmente indebiti) importanti, come il dumping fiscale che fa l’Olanda rispetto alle altre nazioni europee, specialmente quando gli interlocutori delle parti che si confrontano non hanno lo stesso livello di competenze. In questo l’Italia, soprattutto negli anni scorsi, ha peccato di ingenuità, non facendo molta attenzione alla compilazione delle liste dei candidati per il Parlamento Europeo, permettendo così di far occupare quegli scranni ai classici “trombati” che andavano lì senza competenze e senza una vera capacità di rappresentare le nostre istanze nazionali: senza andare troppo per il sottile, quanti di quei personaggi ancora oggi hanno addirittura grosse lacune nella lingua inglese? (Ad es. il deputato Giarruso del M5S il 27 ottobre 2021 si lamentava che non sapeva di dover fare un intervento in inglese e quindi ha rinunciato a parlare, non rappresentando perciò le istanze italiane in un ambito così importante come l’agricoltura). Questo ha permesso principalmente alle nazioni mitteleuropee di modellare le regole a loro vantaggio, lasciando gli altri, ad iniziare dall’Italia, col fiammifero in mano.

Sono europeista, ma credo che Montanelli avesse ragione quando disse che “…quando si farà l’Europa unita, i francesi ci entreranno da francesi, i tedeschi da tedeschi, gli italiani da europei…”. Nonostante fossimo consci di ciò, abbiamo permesso che i nostri rappresentanti non fossero adeguati al confronto fermo con altre nazioni.

Sinora abbiamo parlato di nazioni con culture abbastanza affini alle nostre: e se parlassimo di Cina? Ci rendiamo conto che se domani mattina Xi Jinping decidesse di introdurre una tassa su tutto ciò che si produce ed esporta per conto di compagnie estere, l’Occidente si troverebbe in un Armageddon economico? L’incubo appena descritto potrebbe materialmente concretizzarsi, dato che ormai Xi Jinping si è dato poteri assoluti con il supporto “spintaneo” del partito comunista cinese (vedi la recente rimozione fisica forzata dell’ex presidente Hu Jintao, considerato troppo moderato…).

In sintesi, l’animo umano non raggiungerà mai vette morali abbastanza alte da abbandonare le sirene della speculazione, perciò bisogna essere in grado di gestire un’interlocuzione che limiti questo fenomeno nell’alveo del lecito e dell’accettabile: ciò è possibile solo avendo a disposizione persone determinate e competenti tanto quanto quelle che voglio guadagnare enormi fortune. La saggezza popolare dice: “A brigante, brigante e mezzo!”, e la saggezza popolare raramente sbaglia…

Gerardo Altieri

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui