“…quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare…” e si divertono da matti!
Si può crescere e maturare come persone, senza per questo perdere lo spirito da sognatori adolescenti? Certamente: l’importante è che quello spirito ci abbia posseduti al momento giusto (almeno per un po’) e che non ci abbia mai abbandonati completamente.
Da giovani si è tutti proiettati alla conquista del mondo, alla pianificazione dell’agenda per realizzare i propri sogni, con a fianco il/la fidanzato/a con cui si è sicuri di passare tutta la propria vita, matematicamente certi di essere pronti ad affrontare qualunque ostacolo si pari davanti a noi.
Poi però prima di un compito in classe recitiamo il Santo Rosario per avere un aiuto soprannaturale…
Scherzi a parte, quando diventiamo adulti una parte dei sogni adolescenziali mostra il loro lato irrealizzabile e questo ci porta a far prevalere sempre più il lato razionale della nostra mente, perdendo quell’ardita presunzione che ci porterebbe ad imbarcarci in imprese estremamente ambiziose: quante persone non avrebbero mai affrontato l’avventura genitoriale se avesse prevalso quello spirito strettamente razionale che sottolinea gli enormi sacrifici e difficoltà da affrontare al riguardo? Quante persone non si sarebbero mai cimentate in ardui studi universitari, se avessero solo considerato le notti insonni e le bocciature (spesso maieutiche) in grado di scalfire le nostre granitiche convinzioni di successo?
Steve Jobs, Galileo o Einstein sognavano in grande ciò che poi hanno realizzato: senza di loro forse useremmo ancora tutti il DOS (il paradiso dei nerd informatici reazionari), oppure avremmo scoperto con estremo ritardo che il sole non ruota intorno al nostro pianeta, ma viceversa. E non sapremmo che più ci avviciniamo alla velocità della luce, più a lungo rimaniamo giovani: forse è per questo che tutti corriamo come se fossimo in un girone dantesco.
Oggi in realtà il mondo virtuale, in cui troppi riversano la loro vera personalità grazie all’assenza di relazioni fisiche, è un po’ la realizzazione dei nostri sogni, ma una realizzazione effimera e …virtuale! La razionalità che ufficialmente domina la nostra vita poi vede la fuga in questi mondi paralleli, privando la vita reale di quello spirito sognatore che funge da scintilla per accendere la miscela esplosiva dell’innovazione e della determinazione al raggiungimento degli obiettivi estremamente ambiziosi e sfidanti, che tutti noi dovremmo sanamente porci.
Un altro limite importante deriva dal timore del giudizio della nostra bolla sociale: un insuccesso non è solo un trauma personale, ma anche un rischio di immagine con i nostri interlocutori sociali. Questo problema non ha stabile cittadinanza nella cultura statunitense ed è per quello che la maggioranza delle start up di successo nascono in USA: lì un insuccesso è prima di tutto un’opportunità per imparare, non un momento per essere giudicati come dei falliti (Jeff Bezos docet).
La razionalità a volte è anche una forma di difesa per non andare incontro a delle sconfitte: il numero di motivi per cui non imbarcarsi in un’impresa ardua saranno sempre di più di quelli per affrontarla, ma qualitativamente i motivi invece per affrontarla saranno sempre più forti.
Io auguro a chiunque che quello spirito di spensierato ottimismo alberghi per sempre nel loro animo, anche di fronte ad una sciagura insormontabile: la vita è sempre un generatore di elementi positivi, da non dimenticare mai!
In fondo, il grande John Belushi ebbe ragione quando in Animal House declamò che “…quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare…” e, aggiungo io, si divertono da matti!
Gerardo Altieri