L’ossessione social che brucia il tempo

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È una giornata particolarmente calda a Milano. Sarà il cambiamento climatico? Può darsi. Oggi si sono registrati quindici gradi, e della famosa nebbia di cui tanto si parla non c’è traccia. Dalla redazione mi dicono: “questa settimana parleremo di… dipendenze”.

Nel momento in cui ricevo questa notizia sono al Parco Emilio Alessandrini. Lì vengo catturato da un gruppo di giovani under 14, tutti rigorosamente vestiti allo stesso modo (il piumino North Face 1996 ha fatto il botto, quest’anno!), tutti concentratissimi nel fare… Qualcosa. 

Si… Ma cosa?

Mi avvicino, ma sempre con la massima educazione. 

I ragazzi stanno creando un Tik Tok molto coreografico! Si, un Tik Tok! È un video che poi viene montato insieme a una musica tematica o un dialogo!

Uno dei ragazzi, quello con il piumino bianco (è l’unico ad avercelo così, forse è il leader?) mi dice che sono impegnati a realizzare il video da più di 2 ore! Allorché io ho fatto un sorriso divertito e ho detto: “Sai che anche io passo ore a fare video? Ma non sono Tik Tok, sono film!”

“Ah”, mi risponde lui senza troppa curiosità ma con un sorriso educato. 

“Senti ma tu perché lo fai?” gli chiedo io

“Mah, è divertente, dai! E poi gli altri lo vedono… E poi ci seguono. E noi diventiamo sempre più popolari”

Uhm. 

Rifletto a lungo su questa affermazione. E in quell’istante ho la sensazione di essere di fronte alla più grande forma di dipendenza del nuovo millennio. 

Studio e faccio qualche ricerca: 35 milioni di italiani passano in media due ore al giorno sui Social Network. Quante cose si possono fare in due ore… Una nuotata in piscina? Un buon film? Una partita a calcetto? Un caffè con un amico? Un giro in biblioteca? Una visitina al museo? Due ore al giorno sono praticamente più di 700 ore all’anno. 700… Quante cose si possono fare in 700 ore? A voi il piacere di fantasticare su questo. 

Come mai passiamo così tanto tempo sui Social? E perché questa può essere considerata una dipendenza? 

Il Common-Sense Media, un’organizzazione che monitora l’uso dei social network negli USA, ha dichiarato che quasi la metà dei teenagers americani è affetto da dipendenza da social network e ha bisogno di un percorso di riabilitazione. 

Ecco cosa ci dice il Centro di Psicologia e Psicoterapia di Milano (www.psicologomilano.it) a riguardo: 

“Alla base della dipendenza da social network, come dei comportamenti dipendenti in generale, c’è solitamente una personalità caratterizzata da insicurezza, fragilità e un basso livello di autostima, che impattano anche sulla sfera relazionale. Pertanto, spesso, le relazioni reali sono sostituite da quelle agite sui social network, che mediano il confronto reale con l’altro.” 

E cosa provoca tutto questo? 

“Parliamo dello Stato ansioso-depressivo. La ricerca scientifica mostra un aumento dell’incidenza di ansia e depressione tra i giovani del 70% negli ultimi 25 anni, sottolineando come la continua esposizione ai social network favorisca l’insorgere di ansia sociale rispetto al giudizio degli altri e alle proprie prestazioni sui social e uno stato depressivo indotto dal confronto con standard spesso irrangiungibili.

Esistono dei sintomi? Si. E i principali sono 3. 

Il primo è l’ossessione per la propria immagine social, che deve sempre risultare perfetta agli occhi di chi guarda. Chi ha problemi con la propria autostima non si piace e non accetta il proprio corpo. Il problema è che sui social ci confrontiamo continuamente con modelli di bellezza sempre migliori di noi. Apparentemente. Questo finisce per alimentare la nostra insicurezza e il nostro senso di inadeguatezza. 

Un altro sintomo da non sottovalutare è la mancanza di sonno. 

Ci sono situazioni in cui l’utente si sveglia di notte, per guardare i social. 

Il cinema racconta e ha raccontato in modo unico questo nuovo orizzonte dell’essere, dove la corsa all’apparire è tutto: guadagno, popolarità, fama, autostima, accettazione di sé. 

“The Social Network”, film di David Fincher, è assolutamente da recuperare. Attualmente presente nel catalogo Netlfix, questo capolavoro ha una scrittura perfetta e vi lascerà senza fiato. Scrittore di questo film è Aaron Sorkin: potete dare un’occhiata anche al suo “Molly’s Game”. Cast eccellente per uno script eccellente. 

Un altro film che affonda il colpo è sicuramente Limitless. Qui c’è una storia molto semplice, dove una pillola è in grado di migliorare (quasi) qualunque cosa nella vita del protagonista (Bradley Cooper è fenomenale).  Nessuna di queste pellicole vi racconterà di quattro ragazzi vestiti tutti allo stesso modo nel disperato intento di realizzare un Tik Tok in un parco a Milano. Ma di sicuro vi accenderà più di una lampadina sulle dipendenze dell’uomo moderno, e su quanto sia importante affrontare il mondo (non solo social) in modo più sano e consapevole. Buona visione. 

Marco Cassini

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