Il passato ci insegna che nel presente ci si deve affidare a chi ha in mano il futuro

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“Siate liberi e non abbiate paura” – Liliana Segre

Supponete di nascere in una società della performance, dove devi salire in classifica costantemente rispettando determinate tappe: scuola, lavoro, famiglia. 

Supponete di credere a questa menzogna ma di non avere le qualità giuste per rimanere al passo, “Katà métron” direbbero i greci, ognuno secondo il proprio metro ed il vostro non è quello che combacia con le richieste della società.

Ansia da prestazione, paura, frustrazione ingestibile, insonnia vanno domati, e come si fa? Il giorno si studia e si lavora anche fino a dodici ore senza pausa e la sera si beve o ci si calma con sostanze tutte pronte a spaccare il fegato ed altro.

Ma le tappe le porti avanti, certo! Hai un buon lavoro, guadagni tanto, hai cose belle, ma senza tempo per te, non ci si ricorda nemmeno più chi si è, non si curano i rapporti sociali e nemmeno se stessi. Ma il macchinone l’hai comprato da solo! 

Questo sembra il modello di un vincente? Oserei dire che questo è il modello di uno sfigato. Magari pieno di soldi e con una bella macchina, ma con il comodino pieno di medicine e sigarette.

Ci siete dentro, ma questo modello sociale non l’avete inventato voi, non l’hanno inventato i giovani. È stato creato dai nostri padri, costruendolo negli ultimi decenni insieme ad una società dove si è creduto che lo scopo della vita fosse avere denaro e visibilità.

Ovviamente, come ogni genitore sa, un figlio prende i tuoi pregi e i tuoi difetti e li amplifica; quindi, a questa menzogna i giovani ci hanno creduto, ci stanno credendo e l’hanno fatta propria.

Vi siete chiesti perché i ragazzi non fanno più politica? Perché le idee e le azioni migliori arrivano dall’associazionismo che non viene assolutamente ascoltato ed è assolutamente apartitico (che grande sconfitta). Non solo, con la grande pensata berlusconiana che vide togliere le sezioni di partito e l’assunzione di sé stesso come simbolo politico è arrivata la mancata partecipazione. Ovviamente questo modello è stato adottato poi da tutti i partiti. È che politica è se la fa solo un uomo? 

Se non c’è modo di farsi ascoltare e si distraggono le persone concentrandole sul rendimento, la democrazia decade e lo stiamo vedendo. Viviamo in uno stato che da tempo non è più democratico e gli strumenti per capire questo cambiamento non sono chiari a tutti, proviamo a fare luce: la democrazia di uno stato si misura su come un governo tratta il dissenso. Se devo aver paura di protestare o di esprimere un parere contrario a quello di stato, significa che la democrazia è senza dubbio finita.

Se i giovani protestano, (anche i meno giovani), e le temperature si alzano in vari modi dalle rivolte alla gogna mediatica la dittatura è dietro l’angolo. 

I fatti accaduti alla Sapienza di Roma parlano chiaro, il 25 ottobre 2022 dei ragazzi hanno manifestato contro ciò che credono sia il loro male, sbagliando o facendo del bene, fare quello che è stato fatto è un loro diritto, a casa loro soprattutto. Ma vi siete dimenticati cos’era la sapienza negli anni Settanta? Mi sembra strano che tutti abbiano la memoria così corta. Un’università rimane sempre il tempio del sapere, la casa dei ragazzi che studiano. E se un pensiero contrario invade un’istituzione tale è lecito, anzi doveroso protestare.

Chi si è distratto e ha permesso che tutto ciò accadesse? Non di certo chi dovrà tentare di risanare questo squarcio. Cari giovani possiamo solo cercare di prendere dalle generazioni passate il buono, resistiamo per mantenere le conquiste e combattiamo per raggiungerne altre.

Il passato racconta di come siano aumentate le diseguaglianze e la politica sta aumentando il rifiuto, facendo diminuire così la partecipazione. Rimangono così spazi marginali e fin troppo idealisti che portano pochi cambiamenti nel concreto. 

La soluzione? È sempre nella storia e, come sempre, parla di unione, coraggio, ideali e passione. I cambiamenti sono inevitabili e devono essere ben accetti, il passato ci insegna che nel presente ci si deve affidare a chi ha in mano il futuro, le guerre le combattono i forti e la forza è dei giovani. Spesso sono troppo irruenti e disorganizzati, lasciateli fare! 

La società del “far vedere” sta diventando teatro di rivolte e repliche, i social, frutto delle generazioni nate tra gli anni Sessanta e Settanta in mano ai ragazzi stanno diventando strumento di rivolta e richiesta di aiuto, non solo di balletti e spogliarelli come vorrebbero i Boomer. 

La storia regala sempre momenti di crisi, economiche e sociali, questo non è un dramma, il dramma è quando non si ha nulla per cui combattere. La generazione dei nostri bisnonni e quella dei nostri nonni ha avuto molto per cui combattere, perdere o vincere. E quella dei nostri padri?

Non molto e si vede, ora ne paghiamo le conseguenze…

Dott.ssa Andrea Di Giovanni

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