Sogni e visioni di una generazione in movimento
C’è una generazione di ragazzi nel mondo che non si sente figlia di nessuna nazione in particolare. Più o meno giovani ventenni/trentenni, figli di una globalizzazione forse esasperata, che hanno però saputo cogliere tutti gli aspetti positivi che questa aveva da offrire: dilatazione dei confini geografici, scambi culturali, ampliamento della conoscenza, maggiore possibilità di movimento tra i Paesi.
Sogni e aspettative di generazioni diverse
Una generazione che vive una vita molto lontana dall’idea di “vita ideale” sperata e prospettata dai genitori: il posto fisso, la stabilità, la creazione di una famiglia tradizionale. Un’idea di vita, quella dei genitori, frutto probabilmente di ciò che succedeva in Italia negli anni 70’ e 80’ dove tutto sembrava possibile e la famiglia era il cardine della vita di ogni individuo.
Ma oggi i tempi sono cambiati, i confini si sono allargati e la curiosità di esplorare un mondo che si sente a portata di mano si è sicuramente ampliata. E così, eccoli i figli del mondo, i cittadini globali che fuggendo dall’idea di vita prospettata dalle vecchie generazioni hanno intrapreso un percorso di vita al di là di ogni confine, alla ricerca di una personale visione di felicità.
È il caso di Giulia Baccosi. Trentaquattrenne di Vigevano, cinque lingue parlate fluentemente oltre l’italiano (inglese, francese, spagnolo, portoghese e tedesco) a cui si aggiunge una base di lettone e olandese. Laureata a Pisa con 110 e lode in Cinema e Arti Visive e con il sogno di fare la documentarista, dopo aver vissuto a Roma e aver lavorato nel mondo del cinema, sente che quel mondo è troppo distante umanamente da lei, e così decide di mettersi in viaggio per conoscere nuovi popoli e culture, e rendersi utile in progetti umanitari.
In giro per il mondo e su un veliero a basso impatto ambientale.
Nel giro di pochi anni viaggia tra Francia, Germania, Estonia, Grecia, sempre lavorando e sempre cercando di rendersi utile in progetti sociali. Poi, per caso, l’incontro alle Canarie con La Tres Hombres, un veliero senza motore, che si alimenta con energia pulita e che si occupa di trasporto merci in modo etico attraverso l’Atlantico. Attraverso il lavoro su questa imbarcazione, prima come volontaria, Giulia intravede la possibilità di mettere in pratica tutte le sue passioni: l’amore per il viaggio, per la conoscenza di nuove culture, la passione per l’ambiente, l’attenzione ai consumi.
La Tres Hombres dal 2007 infatti ha come obiettivo quello di sensibilizzare coloro che lavorano nel mondo del commercio sui metodi alternativi del trasporto merci che potrebbero e dovrebbero essere maggiormente rispettosi dell’ambiente. Con i suoi 32 metri, le sue 15 persone a bordo provenienti da ogni parte del mondo, una capacità di carico di 40 tonnellate, e trasportando soprattutto rhum, cacao, caffè, miele e pesce, negozia costantemente con vari produttori locali distribuiti sulla rotta lungo l’Oceano Atlantico, commerciando esclusivamente prodotti provenienti da agricoltura biologica equa e responsabile o coltivati in modo tradizionale purché rispettosi dell’ambiente. Un’imbarcazione che è diventata d’ispirazione per tutti colori che si occupano di trasporto alternativo e su cui Giulia ha lavorato per quasi 3 anni come cambusiera, conquistando il suo posto a bordo proprio grazie alla sua “italianità”. La sua passione per la cucina e il cibo buono, la conoscenza delle materie prime e la consapevolezza dell’importanza dei prodotti locali, le ha infatti dato l’opportunità nel 2018 di far parte dell’equipaggio -all’inizio solo come volontaria- di questa importante imbarcazione.
Prospettive per un mondo migliore
Un lavoro bellissimo che l’ha portata a salpare l’Oceano e a conoscere nuovi popoli e nuove culture, non tuttavia scevro di difficoltà. “È un lavoro molto impegnativo – dice Giulia al telefono, poco prima di imbarcarsi per una nuova avventura in mare – in qualche modo, per tutti i mesi di navigazione non si stacca mai. E stare tanto tempo fuori in navigazione, lontana da casa, spesso senza internet o senza linea telefonica, significa anche rimanere un po’ tagliati fuori dalla vita delle persone che ami, amici, famiglia. Una delle paure più grandi è quella di non potere vedere per l’ultima volta i miei nonni o sapere magari tanto tempo dopo che è successo loro qualcosa. Ma questo è anche il prezzo da pagare per essere cittadini del Mondo”. Chiedo a Giulia dove si veda tra dieci o quindici anni e risponde che non sa proiettarsi in un futuro lontano. Le risulta infatti difficile immaginarsi ancorata con delle radici, anche se le sue radici italiane poi, in un modo o nell’altro, se le porta sempre dietro.
Oggi, cominciando a lavorare su una nuova imbarcazione, la Thalassa, porta avanti ancora una volta il suo progetto di lavoro etico. Grazie a Thalassa e a School at Sea, infatti avrà il compito di insegnare a 37 ragazzi tra i 16 e i 17 anni provenienti da diverse scuole olandesi, tutto quello che sa della cucina navale, dell’approvvigionamento, della preparazione dei pasti, della gestione dei magazzini, e di tutto ciò che riguarda il cuore di ogni imbarcazione: la cambusa.
Poi arrivata a Panama, tra 3 mesi spera di riuscire a fermarsi per un po’ per portare avanti uno dei progetti che ha maggiormente a cuore e per cui cerca finanziatori: la creazione di una mappa interattiva e navigabile da chiunque viaggi, che possa far scoprire i mercati e i produttori locali disseminati innanzitutto lungo l’Atlantico. Lei li conosce bene. Sarebbe bello poter fare conoscere a quante più persone possibili queste eccellenze, ma anche le storie che si celano dietro i volti di chi questi prodotti li vende o li coltiva.
“Facciamo in modo che i prodotti non siano solo prodotti, ma raccontino delle storie, raccontino i sacrifici dei produttori, il loro metodo di coltivazione, il loro impegno. In questo modo forse pagare 50 centesimi o qualche euro in più per dei prodotti di qualità ci peserebbe di meno. Credo che mangeremmo e compreremmo meglio se conoscessimo anche le vite dei produttori locali. Cambiamo il significato di globalizzazione. Voglio credere in un’umanità migliore di quella che siamo abituati a percepire. È l’empatia che salverà il mondo”.
Silvia Francese
Per saperne di più:
https://www.instagram.com/the.rolling.galley/
https://fairtransport.eu/fr/tres-hombres/
https://www.tallshipthalassa.nl/en/
https://www.instagram.com/schoolatsea/