Un bonus di coscienza…

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Il Covid ha portato con sé una buona dose di bonus. Probabilmente molto più diffusi che il vaccino. Nell’impossibilità, per mancanza di liquidità, di fare quello che faceva il governo Merkel – e cioè versare i soldi e non pochi direttamente sul conto corrente – quello italiano a guida Conte si è mostrato un virtuoso del bonus. Di tutti i tipi per favorire la ripresa: anche solo elencarli tutti è un lavoraccio. Ci vorrebbe un bonus! E va detto che non è prima non ce ne fossero e, che dopo, sono continuati. Fino alla pietra dello scandalo: quello edilizio. Perché? Quello che doveva garantire la ripresa del comparto costruzioni/ristrutturazioni nel Paese profuma di truffa che lambisce e impensierisce non pochi settori. In primis la sostenibilità delle banche, e poi a cascata la sopravvivenza delle imprese stesse. Il motivo? Anche qui non essendoci denaro cash, tutto si basa su un meccanismo di anticipo e riscossione poi del credito.

Non solo per questo le nostre città che ad un certo punto sono apparse colme di dehors – con suolo pubblico spesso gratis in molti posti fino alla fine del 2022 – e sono comparse tutte quelle facciate coperte da impalcature per il bonus collegato. Tanto che nella Capitale con la ripresa delle presenze parcheggiare è assai più arduo. E chi non ha approfittato di questo almeno ha cambiato la caldaia, i mobili… fino a pensare di sposarsi – per/con tanto di bonus a farlo rigorosamente in Chiesa – attirato dagli incentivi.

Il problema è proprio la filosofia che sta dietro e non solo per i rischi che hanno spinto il governo Draghi prima – che si era levato contro quella misura per il peso finanziario della misura – e quello Meloni poi a sospenderlo. Perché è intrinsecamente una forma una tantum e quindi nessuna rivoluzione strutturale del settore edilizio. Più che altro la speranza che l’immissione di denaro e la ripresa del lavoro innescassero un processo virtuoso. La scelta politica è stata solo quella di individuare il settore. E non pare neppure elettoralmente così fortunata visto che i promulgatori – il Movimento Cinque Stelle – hanno fatto ritorno tra i banchi dell’opposizione. Ora resta il caos sulla sorte di chi ha agito seguendo regole che oggi non valgono più. Il dubbio/certezza più che legittimi che anche con i controlli i furbi non li becchi mai tutti. E i danni a carico della collettività: la stima del Ministro dell’Economia Giorgetti è di 2 mila euro a persona, che si aggiunge al peso del debito pubblico – malattia italiana strutturale – che grava su ognuno di noi. Una celebre copertina de il Manifesto recitava: “la rivoluzione non russa”! Ebbene il bonus non ha fatto sicuramente la rivoluzione e ci ha lasciati come quelle coppie tormentate dal russare del compagno. E quindi che si fa? Letti separati e basta perché non si hanno i soldi per costruire un’altra casa? E su tutto la domanda: cosa hanno portato in realtà questi bonus al Paese? Sopravviverà cambiando in meglio il nostro paesaggio urbano?

Angela Oliva

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