Ricchezza e povertà

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I lati impoveriti dell’agio

Con il titolo di oggi ho parafrasato il celebre film del grande Totò del 1954 – che a sua volta riproponeva al cinema l’omonima opera teatrale di Eduardo Scarpetta con il cast impreziosito da Sophia Loren. Il genio del commediografo non esplora i due estremi del possesso come noi – assai più semplice – tra ricchezza e povertà, ma pone al posto della prima appunto la miseria. Perché? Un po’ per raccontare le reali condizioni della Napoli del tempo, un po’ forse per suggerire come in realtà ci siano tanti lati miseri nella ricchezza, che forse ci attenderemmo di trovare solo nelle condizioni di privazioni più nere appunto, e che restano un problema che riguarda tutti.

Non a caso l’Obiettivo n.1 dell’Agenda 2030 recita: “Sradicare la povertà in tutte le sue forme e ovunque nel mondo. Nonostante i notevoli progressi compiuti dagli anni 1990 nella lotta alla povertà, ancora oggi più di 800 milioni di persone – delle quali circa il 70 per cento sono donne – vive in condizioni di estrema indigenza”.

Poveri tanti e la percentuale femminile è spaventosa: anche perché è terreno fertile per tanti crimini che su questa condizione si innestano: sfruttamento, prostituzione, vessazioni di ogni tipo. Cose che troppo spesso si dimenticano quando si sposano posizioni di respingimento di chi cerca la salvezza nella parte più fortunata del mondo. Ecco forse qui torna utile l’accezione di Scarpetta: siamo miseri verso chi cerca alla fine una vita più dignitosa – che spesso non offriamo, basti pensare alle condizioni in cui vivono sempre che riescano ad approdare da noi in Occidente – a chi scappa da guerre, povertà, violenza. Gli offriamo spesso solo gli avanzi, che non è umano di quello che non ci serve più. E questo la dice lunga sul nostro spirito: quanto sia povero, impoverito dall’agio e dalla ricchezza. Senza affrontare quanto siano poi terribili le storie, il vissuto e i traumi di questi esseri umani, che non trattiamo più come tali. Perché? Per paura del diverso, alimentata dalla cronaca strumentalizzata dai media. La malvagità alberga nell’animo umano tutto non dipende dal colore in questa sorta di teoria del Lombroso 2.0. Troppe volte pensiamo per stereotipi influenzati dalla comunicazione e dalla propaganda. Troppe volte dimentichiamo i messaggi giusti. Abbiamo bisogno di recuperare ricchezza d’animo molto di più che di accumulare oggetti, soldi e status quo. Per questo oggi voglio chiudere con una citazione di don Lorenzo Milani, che divide gli uomini per quello che sono e non per quello che possiedono:

“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri.”

Angela Oliva

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