Le Ali del Natale

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Guarda papà, guarda. La maestra dice che quando suona una campana un angelo mette le ali.”

dal film “La vita è meravigliosa” di Frank Capra  

Quante volte abbiamo desiderato essere una persona sconosciuta, un altro, un’altra, chiunque fuorché noi? Succede spesso, è un modo per dirci che non ci troviamo bene con gli abiti che portiamo addosso. 

Cade la pioggia su ogni cosa, nei campi, sull’erba, sui tetti, nelle strade, lei non sa dove cade. Sulle case dilaniate dalle bombe, sui teatri di guerra, di esodo, di abbandoni, di stupro, di morte; nelle vie della città, tra gente che ride, che mangia, che beve e si diverte. E soffia il vento su ogni volto, freddo, rosso, impaurito; roseo, caldo, sereno, il vento non sa cosa sta sfiorando eppure soffia. Splende il sole su ogni testa, bella o brutta, su ogni vita in piedi o distrutta, su ogni cuore, sano o spezzato, il sole splende e basta.

Ognuno nasce e muore e poi ricomincia il ciclo, vita, morte e così via.

Nella festa più sentita dell’anno la corsa ai regali è d’obbligo, ce lo hanno detto, lo sappiamo da sempre, i doni li portarono i Magi a Gesù quando venne al mondo per salvarci, perciò forse aiuteremo qualcuno a salvare se stesso e forse ci salveremo anche noi.

Ma cosa significa nascere se non tornare di nuovo a vivere? Dare un senso a questa strana avventura che ci porta in giro, ci fa ruotare, ci butta via e ci riprende, ci innalza e crocifigge.

E se lasciassimo tutto per perderci completamente, se lasciassimo andare ogni cosa, persona, casa, dimenticando persino chi siamo? Cosa accadrebbe se così fosse? Forse riusciremmo diversi, trasformati, ricominciando da capo per indossare la nostra vera faccia.

Qualche volta è necessario perdere ogni riferimento personale per tornare ad essere quelli che siamo davvero. Forse gli esseri spregevoli che fanno male ad altre persone non sanno di essere così feroci, aridi, di procurare dolori  tanto grandi, disumani, o forse lo sanno e ne godono.

Se quelle persone incontrassero Clarence, l’angelo di seconda classe del film “La vita è meravigliosa” di Frank Capra forse avrebbero una speranza, una soltanto, di salvarsi.

Clarence si presentò da George proprio quando questi aveva deciso di farla finita arrivando persino a desiderare di non essere mai nato. Ma i desideri a volte vengono ascoltati e George non fu più George: la famiglia, gli amici, la casa, non aveva più niente. L’angelo sapeva che se fosse riuscito a far cambiare idea a George si sarebbero salvati entrambi perché ognuno di loro  aveva bisogno di un paio d’ali.

E allora si scende nel fondo, nella disperazione e se ne esce solo se si comprende il dono, quello che abbiamo e che ci è stato dato, è la vita, l’amore, la vicinanza delle persone care. Non si è mai completamente soli, esiste sempre una via d’uscita, anche quando gli altri ci passano accanto e sembra non ci vedano, anche quando i nostri problemi sembrano i più grossi macigni che siano mai stati visti, anche quando tendiamo la mano ma dall’altra parte nessuno la prende. Eppure morte e vita sono la stessa cosa, si muore per rinascere a Natale perché esiste una magia che solo se la facciamo nostra può funzionare, bisogna chiudere gli occhi e dirsi: da oggi rinasco e sarò una persona diversa, da oggi amerò più che posso, da oggi, solo da oggi vengo al mondo e così mi salvo perché quello che ero ieri è uno sconosciuto, ma quella di ora è una creatura che tutto può, anche l’impossibile.

<<Clarence: Tu non sei nato.

George: E se non sono nato chi sono?

Clarence: Nessuno. Non hai un’identità.>>

dal film “La vita è meravigliosa” di Frank Capra  

Maria Zaccagnini 

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