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La ritrovata vitalità degli anziani a servizio della società

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La ritrovata vitalità degli anziani a servizio della società

Forse viviamo un paradosso: che la energia è, sicuramente, la “locomotiva” che permette al nostro esistere di avere le risorse per procedere ed andare avanti.

Ciò che è anacronistico è che mai come in questo periodo molte energie (mi riferisco a quelle fisiche e mentali) vengono trascurate o non tenute in debito conto: sicuramente vengono sottovalutate per il potenziale di cui dispongono.

Da tempo sostengo che questa incongruenza ha cominciato a farsi strada da quando la medicina è riuscita a strappare anni alla morte e quindi a favorire l’allungamento della vita.

In realtà che farsene di una aspettativa di vita che si è allungata di tre, cinque o anche dieci anni rispetto al livello che si reputava raggiungibile, se poi lasciamo inutilizzato un patrimonio di conoscenze e di esperienza che potrebbero risultare giovevoli alla collettività?

Viene il sospetto che tutto questo “altruismo” è una maschera.

Forse serve solo ad “omaggiare” le case farmaceutiche che brevettano prodotti in grado di allungare la permanenza in vita, ma poi manca un sistema di riutilizzo di tante risorse strappate alla morte come la saggezza e il possesso della conoscenza, prerogative queste, delle persone in là negli anni.

Va considerato che l’allungamento della vita non si è sintonizzato con il superamento del pregiudizio per cui si vuole che la persona anziana non sia operativa, sia in decadimento.

Cioè non abbia la capacità di mettere a disposizione una propria ritrovata efficienza, che oggi, viceversa, è riscontrabile in vari ambiti: da quello mentale a quello fisico a quello sessuale a quello spirituale.

Va fatta una rivoluzione mentale sul modo di riferirsi alle persone anziane per come le si percepiva fino a trenta anni fa.

Dobbiamo, in altri termini, smetterla di considerare coloro che hanno rivoluzionato l’andamento delle lancette dell’orologio anagrafico alla stregua di sorprendenti eccezioni, limitate a Piero Angela o Renzo Piano, a Liliana Segre oppure a Dacia Maraini, solo per fare alcuni esempi.

Il nostro Paese, per quanto concerne la valorizzazione dei talenti che hanno il necessario carisma e suscitano un fascino trasmettibile alle giovani generazioni, è ancora irrimediabilmente indietro: dovremmo, al contrario, essere propositori di una svolta e creare un aggancio tra le ricerche da cui riscontriamo come possa essere migliorato il vivere quotidiano in termini di stile di vita e per le risorse di cui disponiamo.

L’Italia è sicuramente un Paese povero in quanto a energie, intese come giacimenti di sostanze fossili, ma è ricchissimo di energie paesaggistiche, culturali, con patrimoni che spaziano dai siti archeologici ai borghi rinascimentali alle aree naturali ed ambientali che offrono al residente ed al visitatore una biodiversità che non ha pari nel pianeta, per effetto della prossimità tra la costa e le alture di grande imponenza, soprattutto lungo la catena degli Appennini.

È tempo che si crei un connubio che metta a sistema l’anziano, come custode di una saggezza coniugata ad una operatività ritrovata grazie ad una medicina sempre più evoluta.

A lui deve essere affidato quel patrimonio di conoscenze e di giacimenti urbanistici, fatti di miriadi di borghi con le loro eccellenze artigianali ed enogastronomiche oltre che pittoriche e musicali, ovviamente coadiuvato da cooperative di giovani appassionati che si rendano interpreti di una energia in grado di creare un circuito propositivo.

Ernesto Albanello

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