La persona che manifesta pazienza nel suo intraprendere un percorso, è dotata di una visione che le permette di considerare gli ostacoli del cammino, come una prova da superare.
Oggi siamo circondati da persone, viceversa, che smaniano, che sono insofferenti nelle attese, che alla guida dell’auto, si permettono di compiere manovre azzardate quanto spericolate, per mancanza di pazienza.
Poi, a catastrofe avvenuta che spesso si materializza dietro l’angolo, quella stessa persona ne dovrà esercitare di pazienza… e poi, per raggiungere cosa? Esattamente la posizione che aveva conquistato appena prima dell’atto compiuto, rivelatosi sconsiderato quanto impulsivo.
Noi assistiamo, tra lo sbalordimento, gesti messi in atto dagli adolescenti, che vogliono dimostrare di “non essere secondi a nessuno”, ma così facendo, vengono “bollati” come scarsamente cooperativi e quindi tenuti alla larga, quando c’è da fare un lavoro di gruppo, che al contrario presuppone mediazione, ascolto dell’altro, composizione delle posizioni contrastanti, ma che trovano una sintesi nella dialettica.
Poi, quegli stessi ragazzi, cominciano a rendersi conto che stanno precipitando nella sfera della asocialità e questo li riduce all’isolamento.
La scuola, spiace dirlo, non educa adeguatamente alla pazienza, perché predilige la competitività che, spesso, favorisce uno “scatto nei riflessi”, ma penalizza una visione d’insieme.
Le stesse materie d’insegnamento devono poter essere considerate occasioni per apprendere, per sviluppare i processi cognitivi, che non sono uguali per ogni studente, in quanto ciascuno ha una propria maggiore propensione rispetto ad un argomento oppure riguardo ad un altro.
Il corpo docente, nella sua globalità di osservazione, potrà valutare l’insieme e quindi incoraggiare la complementarietà, che è il requisito per creare una alleanza fra le intelligenze diversificate fra i differenti studenti.
Perché questo processo prenda corpo, occorre procedere come quando si cura il germoglio di una piccola pianta che, perché affiori e prenda il sopravvento sulle erbe infestanti, dovrà essere pulita, concimata ed innaffiata.
Come si può rilevare, l’esercizio della pazienza sarà sempre posizionato al massimo grado: un potenziamento di qualità che, occorre specificare, non ha nulla a che vedere con la flemmaticità o con la lentezza.
Essere pazienti, dunque, vuol dire non perdere di vista il progetto da raggiungere, ma al tempo stesso saper ponderare il passo da compiere, quando le condizioni lo permettono.
Ernesto Albanello