La questione dell’impennata del prezzo del gas ha monopolizzato il dibattito sull’ambiente in questa campagna elettorale per le ripercussioni sulla bolletta dell’energia nel suo insieme, schizzata a livelli mai visti a causa del conflitto Russia-Ucraina. Quindi le schermaglie elettorali sul tetto al prezzo del gas, sulle agevolazioni necessarie sono un’arma propagandistica di rilievo. Ma non la sola. Sul tavolo irrompono il tema del Superbonus e del ritorno al nucleare che sembrano surclassare la solita diatriba su quali rinnovabili prediligere. A grandi linee anche gli schieramenti sono nettamente divisi: i 5 stelle irrigiditi sulle sole fonti pulite, il centrodestra sulla necessaria indipendenza energetica, mentre il PD propone una “Riforma fiscale verde”. Ma vediamo nel dettaglio i punti più importanti dei 4 contendenti, tutti favorevoli al prize cap sul gas.
Partiamo dalla proposta Dem di una riforma fiscale verde che altro non sarebbe se non un pacchetto di norme con agevolazioni e sgravi per imprese e famiglie, con taglio dei sussidi alle fonti di energia più inquinanti mentre le imprese ad elevato rating ESG verrebbero premiate fiscalmente. Secco no al nucleare con distinguo sui rigassificatori – legati al benestare del territorio – come il terzo polo di Calenda. 100.000 colonnine elettriche e 30.000 punti di ricarica in tutta Italia entro il 2027 previste dalla legge quadro sul clima con annesso piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico al 2050.
Sono due i punti che il centrodestra dedica all’ambiente con l’obiettivo dell’autosufficienza energetica attraverso l’aumento delle fonti rinnovabili e i pozzi di gas naturale (vecchi e nuovi). Favorevoli al nucleare come mezzo di produzione di energia pulita e sicura, all’interno di una transizione energetica sostenibile prevista dal piano per l’autosufficienza energetica.
Sul fronte del Terzo Polo che vede schierati Calenda e Renzi non esclude il ricorso al nucleare come scelta per il futuro. A programma un’incisiva semplificazione dei processi di costruzione delle fonti green e di nuovi bacini per contrastare la siccità anche attraverso un piano per il recupero delle acque di depurazione. Previsti 10 miliardi per nuovi impianti di trattamento e smaltimento rifiuti e rimodulare la TARI per le famiglie.
La quarta via – quella del Movimento Cinque Stelle – disegna la transizione energetica attraverso l’aumento delle fonti di energia rinnovabile anche per favorire l’indipendenza del Paese dalle fonti estere. Naturalmente chiedono la proroga e il rinnovo del Superbonus 110% per le ristrutturazioni edilizie, misura tra le bandiere grilline, con la possibilità che venga esteso alle imprese. Snellimento burocratico per gli impianti di energia rinnovabile. Secco il no a trivelle e inceneritori.
Buon voto… votare significa scegliere il proprio futuro!
Angela Oliva