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La coppa di gelato che non combatte lo spreco alimentare, ma fa alleggerire le tasche

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La coppa di gelato che non combatte lo spreco alimentare, ma fa alleggerire le tasche

Sareste disposti a spendere 8.300 euro per un quadro di natura morta? I collezionisti d’arte potrebbero rispondere di sì. E per una pizza, invece, se ne aveste la possibilità, li spendereste mai? No, non stiamo farneticando. A Salerno lo chef Renato Viola ha ideato la Pizza Louis III, fatta con sale marino, farina bio, tre tipi di caviale, gamberoni rossi, aragosta, mozzarella di bufala Dop, accompagnata con Champagne e cognac alla modica cifra di 8.300 euro.

Ma c’è di più, perchè la Pizza Louis III è solo uno tra i piatti più costosi al mondo. No, davvero, non stiamo farneticando. Esistono piatti addirittura più costosi.

In cima alla classifica troviamo il Frrrozen Haute Chocolate Ice Cream Sundae servito al Serendipity 3 di New York: si tratta di una coppa di gelato fatto di 28 tipi di cacao e 5 grammi di oro edibile, serviti con un cucchiaino e un bracciale in oro 18 carati. Il costo? Solo 18.000 euro. 

Se ne aveste la possibilità, spendereste questa cifra per tre cucchiaiate di gelato, una fetta di pizza o un dipinto del XVIII secolo? 

E com’è possibile che una pizza e una coppa di gelato possano costare tanto quanto un quadro del XVIII secolo? Certo, gli ingredienti utilizzati sono molto ricercati e costosi, spesso foglie d’oro edibili fanno da guarnizione, e i piatti sono presentati in maniera scenografica. Potremmo quasi definire questi piatti delle vere e proprie opere d’arte.

È anche vero, però, che il cibo è sempre stato fonte d’ispirazione per l’arte. Non mancano, infatti, nella storia dell’arte dipinti e sculture che ritraggono cesti di frutta o momenti conviviali, come ad esempio Il Mangiafagioli di Annibale Carracci, o la Canestra di frutta di Caravaggio, o ancora le iconiche Campbell’s Soup di Andy Warhol. Dipinti che valgono ben oltre 18.000 euro. 

Nella seconda metà del ‘500 l’artista Arcimboldo utilizzava frutta e verdura per creare volti umani e tra i suoi dipinti più celebri troviamo il “Vertumno”, tela che ritrae le fattezze dell’Imperatore d’Austria Rodolfo II.

Oggi invece, frutta e verdura sono utilizzati per decorare una coppa sulla quale troneggia un diamante, che è l’unica cosa fortunatamente non commestibile. Viene da chiedersi se si stia pagando il diamante, la composizione o l’idea.

Ma, forse, qui il rischio è che si sia confuso il concetto stesso di arte con l’arte di cucinare, dove la parola arte è intesa come mestiere.

Non fraintendete, sappiamo benissimo che l’arte della cucina non è per tutti, che dietro un piatto scenograficamente ben presentato in un ristorante con un numero indefinito di stelle michelin ci sono tanto studio, tanta pratica e tanta passione. Ma fermiamoci a pensare anche solo per un momento che purtroppo i bambini che soffrono di malnutrizione nel mondo sono ancora tanti.

Fermiamoci, poi, a pensare alle tonnellate di cibo sprecate annualmente. Il Food Waste Index Report 2021, il rapporto sullo spreco alimentare nel mondo, ha diffuso un dato considerevole: solo nel 2019, 931 milioni di tonnellate di prodotti alimentari, pari al 17% di tutto il cibo disponibile ai consumatori, è finito nella spazzatura. E di queste tonnellate, il 61% degli sprechi è avvenuto tra le mura domestiche, il 26% nei servizi di ristorazione e il 13% nei mercati, supermercati o negozi di alimentari. 

Last Minute Market, spin off accademico che si occupa di ridurre e recuperare lo spreco, ha stimato che a livello domestico in Italia si sprecano mediamente il 17% dei prodotti ortofrutticoli acquistati, il 15% di pesce, il 28% di pasta e pane, il 29% di uova, il 30% di carne e il 32% di latticini. E da un punto di vista economico, per una famiglia italiana lo sperpero alimentare significa una perdita di 1.693 euro l’anno.

Fortunatamente sono state sviluppate e stanno prendendo piede applicazioni volte a limitare lo spreco alimentare, come To Good To Go, attraverso la quale si può acquistare una box di cibo invenduto di negozi, ristoranti, supermercati, forni, etc. ad un prezzo molto conveniente evitando in questo modo che venga gettato via.

A mio parere, questa box è di gran lunga preferibile ad un braccialetto da 18 carati.

Roberta Conforte

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