William, Carlo, Greta, Leonardo. Ma l’elenco si può allungare e non poco. Ho scelto quattro persone diversissime – i due reali in procinto di regnare, l’attivista svedese e l’attore feticcio di Scorsese e Tarantino – come esempi importanti, soprattutto mediaticamente e non dell’ultima ora della questione ambientalista.
L’agenda di tutti i media, non solo italiani, era pervasa prima della Guerra in Ucraina, dal dirompente messaggio ambientalista: anzi tutto racchiuso in una parola SOSTENIBILITA’. Per un biennio intero abbiamo appreso e compreso il concetto di transizione ecologica (e digitale ad esso collegata).
Il sistema mediale – che comprende l’azione massiva dei social network – ha fatto suoi prepotentemente questi temi e contribuito non poco anche alla notorietà dei paladini della lotta ambientalista, specie quelli della prima ora, come Di Caprio o l’erede al trono di Inghilterra. Così come coloro che hanno innovato maggiormente in materia nell’ultimo periodo: e su tutti la potenza comunicativa devastante di Greta Thumberg e del movimento che ha ispirato il movimento dei Fridays For the Future. Un’adolescente a confronto con i grandi della terra forte del suo messaggio, dei suoi iconici cartelli corredati da proposte concrete e dalla richiesta improcrastinabile di agire ora e non dopo. Che non si è spenta nonostante la pandemia, che si ripete ogni venerdì. E che solo l’emergenza energetica dovuta alla guerra ha potuto mettere momentaneamente in secondo piano.
Discorso a parte merita l’accelerazione green di casa Windsor. Tema assai sentito in campo specie maschile: Filippo e Carlo negli anni hanno dimostrato una spiccata e concreta sensibilità ambientalista, rintracciabile anche nei tantissimi patronage e iniziative scelte. Poi è arrivato il principe William, secondo in linea di successione al trono della Regina Elisabetta. Il predestinato a regnare e anche il più amato e che ha saputo potenziare le tematiche e le scelte ambientalista della famiglia reale con il formidabile potenziale comunicativo che gli arriva nel Dna da mamma Lady Diana. Il premio voluto dal duca di Cambrige – dal nome emblematico di The Earthshot Prize che tradotto significa “colpo alla terra” e che nel sottotitolo ha precisa la sua mission: riparare (ma anche proteggere) il nostro Pianeta. Il successo è stato tale che si è trasformato subito in una Fondazione. Il progetto a cui il futuro re dedica le maggiori attenzioni e che riceve una copertura mediatica da summit con tanto di codazzo glamour.
E si spiega ancora una volta il potere della celebre battuta del direttore Humprey Bogart al gangster Martin Gabel, che è appena riuscito a far incriminare nel film L’ultima minaccia: “È la stampa, bellezza, la stampa. E tu non ci puoi fare niente, niente.”
Angela Oliva