Occhi, forme e colori intensi

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L’arte comunicativa di Simone d’Amico

Gli occhi non mentono, sguardi che comunicano senza bisogno di parole carichi di un pathos che esprime, divulga, trasferisce. Quando colori e forme si congiungono e fondono in maniera significativa, emerge l’intenzione dell’artista di far trasparire il concetto, legato fortemente alla trepidazione del momento. Simone D’Amico dona alle sue opere un impatto cromatico notevole, pone l’accento a quelle che sono le particolarità nascoste o evidenti connaturate ai rapporti sociali, ai grandi temi, alla vita semplice, all’amore. L’estremismo delle forme scomposte ricorda il cubismo, la capacità di trasmettere forti sentimenti dal profondo, lo stato d’animo, le pennellate forti, coinvolgenti, spesso inquiete, fanno pensare a un espressionismo moderno che bene combacia con l’opera dell’artista sulmonese.

Le sue opere sono immagini di vita raccontate in maniera immediata, ma non scontata. Cosa trasmettono i corpi che descrive in maniera incisiva?

“Diciamo che non amo rappresentare i corpi secondo i canoni tradizionali dell’arte. Per me un dipinto deve rappresentare un’emozione e tutto deve contribuire a questo scopo. Quindi anche i corpi hanno spesso delle caratteristiche estremizzate perché tutto deve rendere il più chiaro possibile il messaggio che voglio comunicare e l’emozione che voglio condividere con chi guarda i miei quadri”.

Nei suoi quadri c’è molto della sua città, Sulmona. Traspare il legame che ha con questa terra. Quanto è forte e quanto è radicato nella sua arte?

“Quando dipingo parto sempre da uno schizzo su carta che poi trasferisco su tela o su altri supporti. Gli schizzi riguardano le figure principali, ma quando il disegno diventa un dipinto mi trovo a fare i conti con lo sfondo. In qualche modo devo “incorniciare” il soggetto dell’opera. Quando decido di non creare uno sfondo astratto, è inevitabile per me fare dei chiari riferimenti a Sulmona. Qui sono nato ed ho sempre vissuto ed ho con questa città un legame fortissimo soprattutto perché mi ha sempre donato e continua a donarmi tutta la bellezza di cui ho bisogno”.

La scelta dell’acrilico delinea, non a caso, il messaggio dell’immediatezza, del qui e ora. Quanto è importante per lei utilizzarlo per fissare una scena sul supporto?

“Ho sempre avuto un rapporto molto intimo con i colori e per dare sfogo alla mia fantasia, nel corso degli anni, ho utilizzato i materiali più diversi. Diciamo che tecnicamente i colori acrilici hanno un tempo di asciugatura più rapido ed un’aderenza ottimale su qualsiasi supporto e tutto questo mi permette di apportare modifiche in qualsiasi momento fino a quando l’opera non è per me perfetta. Ma non solo. Creo io le varie tonalità partendo dai colori primari e l’acrilico mi permette di ottenere esattamente il colore che voglio. A livello artistico, l’acrilico mi offre la possibilità di osare, di comunicare con pennellate leggere e delicate, ma anche di esagerare con la quantità creando con i rilievi delle forme che escono dalla tela. Tutto questo mi aiuta a comunicare l’istante perché le mie opere sono come delle fotografie che fissano un momento nel tempo. Anche se, nel mio caso, non voglio fissare un attimo, ma un’emozione legata a quell’attimo”.

La sua arte è simile ad un errare introspettivo. Cosa vuole trasferire all’esterno? Quali emozioni, sentimenti, desideri?

“Devo ammettere che io sono un timido e riesco a comunicare solo attraverso i miei quadri. Per questo motivo quello che voglio trasferire all’esterno non è altro che ciò che penso, la mia visione del mondo, il mio modo di intendere la vita, le mie emozioni. Parliamo ad esempio della mia ‘ossessione’ per gli occhi. Ho sempre avuto paura del giudizio della gente e gli occhi che dipingo rappresentano tutto questo: sono sguardi che mi osservano e mi giudicano. Ma spesso sono anche gli occhi di chi è alla ricerca di una risposta. C’è da aggiungere però un aspetto secondo me molto importante. Spesso mi è capitato, parlando con le persone che ammirano i miei quadri, di ascoltare delle interpretazioni molto lontane da ciò che io volevo comunicare. Ma non ho mai corretto nulla, perché l’arte è molto soggettiva e non importa che qualcuno non comprenda il mio messaggio, l’importante è che si sia emozionato”.

Tasselli di colore che si incastrano diventando tutt’uno con il quadro, come nella quotidianità riempiono spazi e si collocano dentro a una, cento, mille storie diverse. Di fronte a un’opera di Simone D’Amico l’impatto è immediato, il messaggio che sta saltando fuori dai corpi, in un attimo si svela. La sua capacità di dire, raccontare o denunciare attraverso il linguaggio corporeo è evidente. È un volo tra i colori e le infinite forme della vita.

Maria Zaccagnini

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