Home Canali Fare business La Criptovaluta un universo affascinante

La Criptovaluta un universo affascinante

0
La Criptovaluta un universo affascinante

Il presente e il futuro della moneta nell’era digitale ha caratteristiche uniche. È un tema antico, perché di moneta si parla da millenni, dai tempi dell’antica Grecia e della Roma pre-repubblicana. Ma è al tempo stesso un tema attuale, perché la rivoluzione digitale sta trasformando il ruolo e la natura della moneta.

Monete elettroniche: chi non ne ha mai sentito parlare? Tutti si sono informati, almeno per una volta, su Bitcoin e le possibilità che offre, ipotizzando un investimento, anche se piccolo. Quello delle monete virtuali è un universo affascinante. Gli strumenti che ne derivano costituiscono l’insieme cangiante e in continua crescita delle cosiddette “cripto-valute”, in grado di ridefinire i confini delle transazioni possibili, dalla più semplice alla più complessa, apportando cambiamenti epocali nello scambio di beni e servizi e modificando l’idea stessa del libero mercato. Decidere di trattare determinati argomenti e tralasciarne degli altri è fondamentale quando ci si trova di fronte ad un mare troppo vasto, che coinvolge informazioni provenienti dai più svariati campi, dall’informatica alla psicologia collettiva, e che considera situazioni poste al limite di una vera a propria “zona grigia” delle legislazioni esistenti. Scegliere gli argomenti da trattare muovendosi in questo universo in continua espansione prevede di fare delle scelte, selezionando solo alcuni punti di osservazione e raccontando quanto possibile e importante sia una rivoluzione che passa dal web all’economia reale, dal bit alla moneta fiat. Che l’economia globale si stia muovendo verso un futuro sempre più digitale è ormai un dato di fatto. La virtualità degli strumenti economici costituisce una pratica altrettanto assodata, soprattutto in relazione al mondo degli scambi economico-finanziari oggi realizzati attraverso modalità che solo alcuni anni fa avremmo considerato inattuabili. Quando utilizziamo bancomat, carte di credito, assegni oppure predisponiamo un bonifico bancario, la transazione non si conclude con il trasferimento del bene “carta moneta” ma con un trasferimento virtuale, che prevede in sostanza un processo di “informatizzazione” dello stesso concetto di moneta. Ciò per certo ha posto i presupposti per la nascita di monete elettroniche e del tutto virtuali come il Bitcoin. Le cosiddette cripto-valute costituiscono l’esempio più riuscito in tale ambito, rappresentando un vero e proprio segnale di svolta nel campo delle nuove tecnologie finanziarie. Il concetto di cripto-valuta ha origine nel 1998, a partire da un gruppo di affermati crittografi e ideatori del progetto “Cyber-Punks”, tra i quali l’ormai noto Julian Assange e una figura ancora non ben identificata che va sotto il nome di Satoshi Nakamoto. Partendo dalle indicazioni fornite dal noto programmatore Wei Dei, tali crittografi cominciarono ad interessarsi alle possibilità di sviluppo delle prime forme di crypto-currency, basandosi sull’idea che fosse possibile, una volta stabiliti i caratteri e i criteri di creazione, realizzare una moneta digitale che potesse semplicemente essere generata e distribuita tramite Internet. Dal progetto di questo gruppo di giovani informatici, nasce la prima vera “moneta alternativa” internazionalmente accettata, che va sotto il nome di Bitcoin alla quale seguiranno altre forme ed imitazioni che sono state comunque in grado di raggiungere un consenso non indifferente soprattutto nell’ambito della FinTech. I principi guida della realtà BTC sono descritti in un documento pubblicato nel Gennaio 2009 e ora accessibile in rete. La pubblicazione di tale testo da parte di una fonte anonima, conosciuta con il nome di Satoshi Nakamoto, sancisce la nascita del nuovo strumento valutario, evidenziandone gli aspetti innovativi e potenzialmente rivoluzionari e classificandolo come un progetto completamente open-source. È possibile individuare una delle principali motivazioni che hanno spinto lo stesso Nakamoto alla realizzazione della realtà BTC in questa sua breve citazione: “Bitcoin is very attractive to the liberitarian viewpoint if we can explain it proprely”. Per certo, la natura liberista di questo nuovo strumento è da subito identificabile nelle sue modalità di gestione e diffusione: esso si basa sulla possibilità di effettuare transazioni da un soggetto all’altro, sfruttando un protocollo di tipo peer-to-peer (P2P), ad architettura distribuita, che non necessita di alcuna autorità centrale di gestione, controllo o governo. La mancanza di una gestione centralizzata comporta dunque l’assenza di figure intermediarie, consentendo di ottenere (ed è questo uno dei fattori di successo principali) l’anonimato, oltre che l’evidente abbattimento dei costi di transazione. Le transazioni vengono quindi consentite e certificate attraverso un database pubblico, distribuito e crittografato, che va sotto il nome di BlockChain. La nascita delle valute virtuali rappresenta una delle principali novità emerse nel panorama economico e finanziario negli ultimi dieci anni. Affiancandosi alle valute tradizionali, esse rivestono un ruolo fondamentale anche nel commercio internazionale. Le valute virtuali, definite anche criptovalute, a poco a poco si sono fatte spazio nei mercati e in certi casi fanno sembrare le monete tradizionali obsolete o comunque poco adatte alla tecnologia in continuo aggiornamento. Inizialmente, esse si sono affermate tra gli esperti informatici; in seguito, l’argomento è diventato di dominio pubblico tanto da suscitare un interesse anche ai non intenditori della materia. Le criptovalute vengono utilizzate nei mercati, al pari delle altre monete comunemente intese, per effettuare le transazioni più frequenti come l’acquisto di beni o servizi, quando permesso, o come modalità di investimento. Sono diversi i paesi nel mondo che hanno tentato di regolamentare questo nuovo fenomeno così da avere una disciplina comune. Non tutti sono arrivati ad una soluzione, il percorso da seguire infatti è lungo e tortuoso data la grande quantità di valute virtuali presenti sul mercato e le loro caratteristiche, di frequente molto diverse le une dalle altre. Il Giappone è stato il primo ad avere un sistema legale di trading di criptovalute: già dal 2017 ha riconosciuto corso legale al bitcoin, una delle criptovalute più famose, così da poter essere utilizzato nelle transazioni giornaliere. Anche gli Stati Uniti si sono mossi in questa direzione ma il percorso risulta essere più impegnativo in quanto, come Repubblica Federale, ogni stato è intervenuto singolarmente e con posizioni assai diverse: la California, ad esempio, ha riconosciuto la valuta virtuale come valuta avente corso legale mentre lo stato del Texas ha assunto una posizione completamente opposta non considerandola affatto come tale. La Cina era uno dei paesi più attivi sul fronte criptovalute essendo anche il luogo in cui sono nate le prime piattaforme di scambio. Nel 2017, però, le autorità politiche e monetarie sono intervenute introducendo misure restrittive sullo scambio di valute virtuali: il mercato risulta essere quasi inesistente e le maggiori piattaforme create proprio in Cina sono state costrette al trasferimento in altri stati con normative meno stringenti.

Le criptovalute sono uno strumento digitale impiegato per effettuare acquisti e vendite attraverso la crittografia, al fine di rendere sicure le transazioni, verificarle e controllare la creazione di nuova valuta.” Questa è una semplice definizione che viene data dal vocabolario italiano Treccani, quello delle criptovalute, ovvero delle valute digitali; paradossalmente, nonostante il rilevante impatto che queste ultime hanno avuto nella sfera economica e non solo, non vi è ancora una definizione ufficiale al momento, anche se è probabilmente soltanto questione di tempo, dato che, dopo diversi anni, si sta attribuendo finalmente una forma giuridica adeguata al fenomeno. Volendo utilizzare un’idea meno “formale”, si possono considerare come uno strumento di scambio paragonabile alle classiche monete quali Euro, Dollaro, Sterlina etc, ma che sono state programmate con l’intento principale di scambiare informazioni digitali attraverso un processo basato sulla Crittografia. La finalità della Crittografia risiede nel fatto che solo i destinatari delle informazioni siano in grado di leggere le stesse, evitando dunque che terzi soggetti riescano ad accedervi; questa si basa su determinati algoritmi spesso molto complessi e controlla l’ingresso delle varie criptovalute nel sistema attraverso un processo definito “mining”. Ai giorni d’oggi c’è sempre meno disinformazione a riguardo, in virtù della loro rilevanza all’interno dei mercati, della crescita economica di questo mondo digitale e dei numerosi eventi che, nel tempo, hanno riguardato Bitcoin e le altre criptovalute; eppure, non tutti sono a conoscenza delle numerose sfaccettature che contraddistinguono le più importanti criptocurrencies, la loro capitalizzazione di mercato e le differenti tecnologie che sono alla base delle stesse.  Un primo esordio del concetto di criptovaluta affonda le proprie radici nel ben remoto 1982, con la pubblicazione di un articolo di David Chaum, intitolato “Blind Signature for Untraceable Payments”, nel quale veniva introdotto un nuovo concetto, il concetto di “firme cieche”, ovvero le “blind signatures”, una sorta di firma digitale che viene apposta sul messaggio prima che quest’ultimo venga aperto e letto. Il medesimo autore sottolineava le implicazioni pratiche di questo progetto nel settore dei pagamenti, che possono esprimersi senza la necessità di un controllo delle autorità e con l’adozione di forme anonime attraverso l’impiego di pseudonimi. Qualche anno più tardi, precisamente nel 1988, David Chaum pubblicava un paper intitolato “The Dining cryptographers problem: unconditional sender and recipient untraceability”, nel quale per la prima volta si parlava dei concetti di “chiave pubblica” e “chiave privata”. Sebbene il progetto di Chaum non ebbe una vera e propria realizzazione pratica, catturò comunque gli interessi del movimento Cyberpunk, un gruppo di attivisti che vedevano nelle tecnologie informatiche e nella cibernetica strumenti utili per il cambiamento radicale nella società, che nel 1994 lo inserirono nel manifesto dei Cripto Anarchici. In buona sostanza, gli anarchici del manifesto individuarono nel sistema di crittografia e cifratura ideato da Chaum, uno strumento che potenzialmente poteva rivelarsi utile alla loro lotta al potere sovrano. Basandosi sulle idee di Chaum, Wei Dai, un esponente del gruppo cyberpunk, giunse ad una concreta idea di criptovaluta, e proponeva un sistema di interscambio di valore e stipulazione di contratti, che si basavano sull’uso di una moneta digitale che garantiva l’anonimato; la moneta in questione è denominata “b-money”. Wei Dai proponeva due protocolli nel suo trattato di presentazione di questo sistema di pagamento anonimo e distribuito. Nel primo protocollo veniva presentato l’utilizzo di un proof of work, inteso come strumento per creare moneta online. Wei Dai riconosceva la presenza di un eventuale contratto con un ente terzo, con il fine di prevenire perdite. Nel secondo protocollo spiegava come i partecipanti della rete potevano verificare che il proprio importo non fosse stato soggetto a inflazione. Definiva inoltre le linee di partecipazione alla rete affermando che una somma di denaro era un requisito fondamentale per diventare server della rete, ma poteva essere perso se il server stesso si rivelava “disonesto”. Tuttavia, anche se furono notevoli i progressi dell’Information Technology, il meccanismo teorizzato faceva attrito con l’impossibilità di una sua implementazione pratica funzionale. Il problema riguardava infatti il fenomeno della double spending, ovvero il processo che consentiva di duplicare lo stesso gettone e spenderlo più volte. Dunque, per la nascita ufficiale delle Criptovalute bisogna attendere fino all’anno 2008, precisamente il 18 agosto, con la registrazione di bitcoin.org su “anonymousspeech.com” e , nell’ottobre dello stesso anno, vi fu la pubblicazione online di un white paper che trattava l’argomento, considerando anche la già citata crittografia; tale documento, denominato “Bitcoin A peer to peer electronic cash system”, conteneva tutti i dettagli tecnici della criptovaluta che, ad oggi, è ritenuta la più importante (e non solo per capitalizzazione), ma, soprattutto, proponeva per la prima volta l’idea di non tracciare la moneta, bensì le transazioni. In questo modo, con la tracciabilità delle transazioni, viene posto un freno al fenomeno della “double spending”, garantendo maggiore fiducia al sistema in quanto, impedendo la “doppia spesa”, ovvero che gli stessi Bitcoin venissero utilizzati per transazioni differenti, non è possibile creare moneta dal nulla. Il 3 Gennaio 2009 avviene il lancio ufficiale del Bitcoin nel mercato; viene infatti posto in essere il primo blocco di 50 BTC, il Genesis block, detto anche blocco zero, contenente una frase che recita il titolo di un articolo sulla frontpage del “Financial Times”: “Chancellor on brink of second bailout for banks”. A tale titolo sono stati attribuiti 2 significati: innanzitutto, si vuole andare a definire il giorno in cui è stato creato questo blocco, dato che contiene le informazioni di questo articolo uscito in quella data; il secondo è molto rilevante, in quanto in quel periodo ci si trovava nel pieno della crisi economica mondiale e si valutava un possibile secondo aiuto alle banche mediante l’applicazione del “quantitative easing.”Uno degli scopi fondamentali di tale invenzione era proprio quello di prendere le distanze da un sistema che si era rivelato fallimentare, causando ingenti danni economici agli investitori ma anche ai piccoli risparmiatori.  Paradossalmente, a 10 anni ormai di distanza da tale pubblicazione, non è ancora nota l’identità del padre del Bitcoin; infatti l’autore di quello che è definito come il “Protocollo Bitcoin” si è firmato sotto lo pseudonimo Satoshi Nakamoto. La pandemia di Covid-19 ha portato anche molti cittadini privati a incrementare i risparmi, infatti le numerose e lunghe restrizioni hanno causato danni economici per milioni di persone, tuttavia in tanti hanno avuto a disposizione maggiori fondi da dedicare agli investimenti. L’emergenza sanitaria ha ristretto il range delle opportunità alle criptovalute e al mercato azionario, causando il boom per lo S&P 500 e soprattutto il Nasdaq 100, ma anche per il comparto cripto.

Queste tendenze hanno spinto l’aumento delle attività di mining, inoltre gli exchange hanno cominciato ad accantonare enormi riserve di criptovalute, presagendo la possibilità di ottenere rendimenti elevati nel lungo periodo. In questo scenario bisogna poi inserire le decisioni prese da importanti aziende, con colossi internazionali del calibro di PayPal, Visa e MasterCard che hanno annunciato il supporto per i pagamenti cripto, oltre ai tweet di Elon Musk e alla decisione di investire con Tesla 1,5 miliardi di dollari in Bitcoin.

Questa grande attenzione per le criptovaluta nasce dalla portata dei mutamenti in atto. La digitalizzazione sta cambiando il modo in cui lavoriamo, interagiamo tra noi, utilizziamo il nostro tempo. Sta modificando le abitudini di consumo, i rapporti sociali, la nostra cultura. Sta di fatto trasformando il nostro stile di vita.

Gli investimenti in criptovalute hanno subito una crescita esponenziale negli ultimi anni, così come il valore delle valute virtuali stesse. Bitcoin si è affermata sul mercato come la criptovaluta più importante e scambiata al mondo. La crescita di un mercato che fino a qualche anno fa aveva una capitalizzazione pressoché irrisoria ha portato sia alla nascita di numerose occasioni di investimento che a problematiche dal punto di vista regolamentativo. Infatti, risultano essere numerosi i governi non ancora pronti ad una piena accoglienza di quello che si è ormai configurato come un fenomeno inevitabile. Sulla scia positiva di Bitcoin, inoltre, Facebook ha sviluppato il progetto “Libra” che potrebbe potenzialmente essere la proiezione concreta di un futuro forse non troppo lontano. Le criptovalute continueranno a farsi spazio nella nostra quotidianità, ritagliandosi un ruolo sempre più importante e attirando una crescente attenzione da parte delle istituzioni mondiali. L’incertezza è dietro l’angolo, ma è impossibile pensare di poter continuare ad ignorare ciò che sta accadendo. La probabilità che nell’arco di pochi anni il denaro contante sparisca letteralmente dalla circolazione per lasciare spazio alle valute digitali sta diventando uno scenario sempre più realistico. In questo nuovo futuro, saranno i governi e le grandi multinazionali a fare da pionieri di tale trasformazione, una trasformazione che sarà circondata da numerose difficoltà e contrasti, ma che porterà nelle nostre vite una ventata di rivoluzione ed evoluzione senza precedenti

Maria Ragionieri

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here