
“Arte e Italia” è un connubio indiscusso e riconosciuto in tutto il mondo. Non per nulla le nostre “città d’arte” sono tra le mete più visitate e più ambite tra i turisti stranieri (quasi più che tra quelli “nostrani”) e ogni anno milioni di persone vengono attirate dai nostri “pezzi da novanta”, testimonianze artistiche di ogni genere (architettura, pittura, scultura, urbanistica e qualsiasi altra cosa vi possa venire in mente dello scibile umano), di ogni epoca, quanto meno degli ultimi 3.000 anni, e di ogni “retaggio”, visto il susseguirsi di popolazioni che hanno abitato la nostra penisola.
Una terra, la nostra, talmente ricca e intrisa di arte ovunque, da offrire tantissime “chicche” che, però, non trovandosi a Roma, Venezia, Napoli, Firenze e nelle altre principali destinazioni turistiche, restano un piacere per gli occhi e per l’animo di pochi avventurosi o, nella migliore delle ipotesi, degli stessi abitanti della zona. A parte eventuali “grandi” strategie turistiche che un ministero degno di questo nome potrebbe mettere in atto per valorizzare anche altri territori e relative “attrazioni”, ogni singola regione, provincia e, direi, ogni sindaco, dovrebbero ripensare almeno una parte delle scelte promozionali e di marketing finalizzate alla conquista di una fetta, più o meno grande, di quel “turismo culturale” capace di far girare (e anche vorticosamente) le economie di grandi città e di intere nazioni.
In verità, qualche esempio virtuoso, di piccole e medie realtà che hanno saputo trovare il “veicolo giusto” per promuovere la propria cittadina e il proprio territorio, ne abbiamo già. Si pensi solo, e per fare qualche esempio, a Giffoni Valle Piana e il suo Giffoni Film Festival (film per ragazzi), a Spoleto e il suo Festival dei Due Mondi (musica) o a Ferrara con il suo Buskers Festival (rassegna di musicisti di strada). Per rimanere in tema di arte, in diverse località italiane hanno preso piede (e soprattutto, hanno preso “muro”), numerosi appuntamenti ed eventi per writers, street artists & affini. Festival e ritrovi che hanno avuto il pregio di trasformare borghi, paesi e interi quartieri di grandi città, in gallerie d’arte contemporanea a cielo aperto.
La grande opportunità che iniziative del genere, legate soprattutto al mondo giovanile oltre che ai cultori di questa e di ogni arte, possono portare praticamente ovunque è, però, un’altra. Quella di fare da “collante” tra passato, presente e futuro, tra arte secolare e arte tout court, tra tesori nascosti nelle profondità più recondite del nostro immenso (da questo punto di vista) territorio nazionale e sorprendenti novità artistiche legate a linguaggi e mezzi più attuali e d’avanguardia. Promuovere la propria storia, fatta di arte e di cultura, di luoghi e di sapori, di gente e di costumi, potrebbe avere un alleato potente e vincente nell’accoglienza, sapiente, organizzata e ben promossa, di questi artisti della bomboletta spray (e non solo!).
Un piccolo ma significativo esempio ci arriva dal Molise, la regione “che non c’è” ma che, ciò nonostante, si fa sentire sempre più spesso (e sempre più forte). Civitacampomarano, comune in provincia di Campobasso con “ben 404 abitanti” residenti, dal 2016 è diventato “il più colorato museo a cielo aperto d’Italia” (www.cvtastreetfest.it), grazie ad un’idea di Alice Pasquini, famosa street artist italiana, che è riuscita a portare in questo sperduto lembo di terra, artisti di caratura internazionale da tutto il mondo (nel 2022, hanno preso parte alla quattro giorni di manifestazione, sei artisti provenienti da Spagna, Germania, India, Francia, Iran e Sud Africa). Una “scusa” favolosa per mettere piede in luoghi genuini, al limite del “ruspante”, ricchi di bellezze naturali, di tesori artistici e di vestigia di popoli che, dai Sanniti in poi, hanno fatto di questo pezzo d’Italia uno scrigno tanto opulento quanto difficile a trovarsi.
Sandy Littleshoos