Accrescere intelligenza emotiva ed empatia collettiva per avere meno paura del “diverso”
Un pomeriggio di qualche tempo fa, mentre passeggiavo per le vie del centro, la mia attenzione fu attratta da due ragazzi adolescenti che stavano camminando un po’ distanti davanti a me. Improvvisamente, senza un motivo apparente, un ragazzo si allontana dal suo amico per dirigersi verso un piccione che stava beccando dei rimasugli di qualche cibo finito in terra. Il piccione era concentrato nella sua attività quando il piede del ragazzo intento nel dargli un violento calcio lo sorprese riuscendo a volare appena in tempo. Dopo il calcio andato a vuoto (per fortuna) il ragazzo si ricongiunse al suo amico come se nulla fosse accaduto. Assistetti alla scena con un senso di preoccupazione, sbigottimento e rabbia e immediatamente mi tornarono alla mente gli studi di etologia relazionale, in particolar modo il modulo sulla violenza animale. “Saevitia in bruta est tirocinium crudelitatis in homine” diceva il poeta Ovidio ai tempi di Cristo, ovvero “La crudeltà verso gli animali è tirocinio di crudeltà verso gli uomini”. Al giorno d’oggi ambiti di studio come la psichiatria, la sociologia, la veterinaria, la criminologia, la psicologia e altre concordano che esista questo legame dedotto dal poeta.
Nel 1987 l’Associazione Psichiatri Americani inserì per la prima volta la “crudeltà verso gli animali” nel Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali interpretandolo come parametro diagnostico del Disturbo della Condotta nell’adolescenza e nell’infanzia. Fu solo nel 1994, però, che si ebbe la definizione di crudeltà intesa come “condotta aggressiva contro persone e animali” in quanto fino allora si era indecisi se ritenerla al pari di una forma di distruttività e danneggiamento, come ci si riferisce agli oggetti inanimati, oppure se considerarla una violenza verso vittime viventi. Francesca Sorcinelli, presidente dell’associazione Link-Italia, riporta dati nei quali si è osservato come la violenza interpersonale sia legata alla violenza sugli animali e non solo, ma anche di come quest’ultima sia predittiva di una ben più lunga catena di violenza. Essere crudeli e violenti verso gli animali non dovrebbe essere considerato come un singolo episodio sporadico. La Federal Bureau of Investigation (l’FBI) aveva riconosciuto questa connessione di violenze (denominata LINK) già nel 1970 profilando alcuni serial killer. Il fattore in comune dei profili analizzati era un passato di violenze ricorrenti verso gli animali. L’FBI, infatti, quando deve valutare il rischio di un ostaggio, prende in considerazione se il rapinatore in passato abbia manifestato violenza sugli animali. Alcuni studiosi considerano predittivi alcuni comportamenti di disconnessione empatica già nei bambini in età prescolare sottolineando l’importanza di poter contrastare questo fenomeno sviluppandone e potenziandone il suo “antidoto”: l’empatia. Argomento molto vasto per poter essere trattato in maniera esaustiva attraverso un articolo, ma l’intento e la speranza che ho all’inizio di questo nuovo anno è che almeno l’accenno ad un tema tanto delicato quanto importante possa indurre a ragionamenti e prese di consapevolezza di temi connessi e realtà forse fino ad ora ignorate o tenute nascoste perché troppo difficili e scomode da vedere.
La violenza sugli animali apre un’importante escalation di maltrattamenti rivolti ai bambini, anziani, donne, diversamente abili, etnie diverse, orientamenti sessuali, religiosi, politici e si potrebbe andare avanti per molto nominando tutto ciò che è il “diverso” da noi. Auguro veramente a tutta l’umanità di sviluppare, approfondire e crescere un’intelligenza emotiva e un’empatia collettiva da farci finalmente iniziare ad avere meno intolleranza e paura verso il “diverso”. Buon 2023 a te caro lettore e a tutti gli animali del creato.
Dott.ssa Francesca Alcinii
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